“E ancora nel mondo di Penelope”

Finalmente avevo delle risposte, risposte a domande mai fatte, sì, perché nella vita abbiamo spesso la sensazione che manchi un pezzo del puzzle senza sapere quale, quella stessa sensazione che ho descritto in precedenza, come l’idea di trovarsi in una sala d’attesa, aspettando che qualcuno finalmente apra quella porta bianca, chiamando il numero che abbiamo in mano, e svelandoci finalmente il motivo per cui abbiamo fatto la fila tutta la vita. Come quando ti chiedono: “Sei felice?”.  Tu pensi che non ti manca niente… eppure senti la mancanza di qualcosa che non conosci. Eccole le risposte, lì di fronte a me, che fila inutile avevo fatto, a me mancava ancora qualcosa. Non che non fossi felice di sentirmi dire finalmente da qualcuno, che ne era convinto oltretutto, che ero speciale, ma tutto questo lo sapevo già da sola, dentro di me.

Improvvisamente mentre mio nonno parlava, quasi cercando di farmi digerire meglio il trauma e con gli occhi lucidi, io spensi l’interruttore dentro di me, non ascoltavo più, non m’importava più, lo vedevo, mio nonno, lì di fronte a me, ne ero felice anche, ma la stanza fu come ovattata e le sue parole come un’interferenza di sottofondo, mi ritrovai ad osservare quel salotto, come lo avevo arredato bene, tutto in legno, divani di pelle nera, con grandi cuscini rossi di tessuto sopra, e tutti quei quadri, che avevo scelto con tanta cura, quando finalmente avevo iniziato a guadagnare abbastanza soldi, con l’unico lavoro che mi piaceva fare: scrivere. Per chi avevo fatto tutto questo? Per chi avevo comprato quel villino nel centro di Sabaudia? Per chi avevo scritto tutti i libri? Per condividere con chi, il mio mondo perfetto? Nonostante scacciassi quel pensiero, alla fine capii, l’unica cosa di cui abbiamo davvero bisogno, è l’amore, solo quello, tutto ciò che cerchiamo per tutta la vita. Nient’altro, qualcuno, che ci ami, più d’ogni altra cosa al mondo, e che noi amiamo, a nostra volta. Non dico con questo che capii che l’amore esiste davvero, ne pensai lontanamente che potesse anche durare per sempre, soltanto che io lo volevo. Più d’ogni altra cosa al mondo, nonostante gli interessi, gli amici, la cultura, il successo, la filosofia… io volevo solo l’amore, e non avevo mai desiderato altro. Ed ero fiera di me, della mia casa, della mia vita, del mio successo, delle mie attitudini… ma più di tutto ero fiera del fatto che Andrea Vessi avesse visto tutto questo, e che fosse in casa mia al piano di sopra.

(Tratto da “L’amore che non c’è” di Karen Lojelo edito mjm editore 2008)

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