Francesco e il raggio di sole (racconto)

Era lì, immobile, con le sue mani aperte davanti, le guardava: erano vuote. Non gli era rimasto nulla, non una speranza, non una certezza, lacrime e sudore, lui era lì, davanti al vetro della sua finestra, alzò gli occhi, continuava  a piovere, pioveva ormai da giorni, e lui continuava a dirsi: “non può piovere per sempre, lo dicono tutti.”…eppure pioveva, pioveva ancora, non smetteva mai, non ricordava più l’ultimo giorno di sole, non ricordava più un anno in cui avesse piovuto così tanto, non era mai stato meteoropatico, ma stavolta davvero sembrava non smettere più, e il sole mancava come l’acqua ai fiori in tempo di siccità, lui era lì, seduto sulle sue ginocchia, tutte le sue certezze, tutta la sua fede, non c’era più niente, aveva finito tutte le lacrime, aveva aspettato con pazienza, aveva provato a far finta di essere felice, aveva provato ad essere arrabbiato, aveva provato a capire…

Ma non capiva più nulla ormai, spostò ancora lo sguardo sulle sue mani vuote, nemmeno un pugno di sabbia. Pensare che era stato d’esempio per molti, che l’avevano ringraziato di essere stato una luce nella loro vita, che l’avevano elogiato per la sua tenacia, che l’avevano fatto sentire importante, speciale, intelligente al di sopra degli standard, qualcuno gli aveva perfino detto che lui aveva sempre tutte le risposte.

Ma lui era lì, con un enorme punto interrogativo, senza risposta, e non credeva più a nulla, il potere del pensiero positivo…a volte incitava le persone a smetterla di vedere tutto nero, ma sapeva che non bisognava mai sputare in aria…perché poi ti ricade sempre in testa… e a lui quello sputo era ricaduto come una sentenza, come una cascata d’acqua e ora anche lui sapeva che non sempre si riesce a trovare la forza, un pensiero positivo, qualcosa, che ti faccia sperare ancora in un mondo migliore. Era uno stato d’animo che non aveva mai provato prima, oh, ne aveva avuti di problemi nella vita, ne aveva avuti di dolori, ma non che abbracciassero tutto in quel modo, il suo tutto era avvolto da un manto oscuro e impenetrabile, era stanco, non aveva più nessuna voglia di credere ancora, di ricominciare, e non è che non si fidasse più della gente, era arrabbiato perché ancora voleva fidarsi, ma una vocina dentro le ripeteva: “ti farà male, tradirà la tua fiducia”.

Rimaneva lì, le sue mani aperte, il suo sguardo perso nel vuoto, nessun singhiozzo, nessun’imprecazione, solo uno sguardo che somigliava alla rassegnazione, e le ultime lacrime scendevano come pioggia da una grondaia dopo l’uscita del sole…solo residui, senza spasmi.

Uno, nessuno e centomila, come il personaggio di Pirandello si sentiva lui, ognuno l’avevo visto in un modo diverso, magari le stesse persone avevano cambiato giudizio su di lui. Perché?

Perché lui era così, uno, nessuno e centomila, e mai che recitasse una parte, era proprio così, c’era chi tirava fuori il meglio, chi il peggio, siamo un estremo e l’altro, e anche il punto di mezzo, potenzialmente è così, solo che la maggior parte delle persone mostrano un solo lato, o comunque lo mostrano prevalentemente, lui non aveva controllo, era tutto e niente, e  voleva tutto o niente.

Aveva sempre voluto capire tutto, aspettando il senso, che si svelasse, ora invece era lì, senza senso.

Si lasciò cadere completamente a terra, si accovacciò nell’angolo più stretto sul pavimento gelato, schiena contro il muro, quasi in posizione fetale, e l’ultimo pianto liberatorio arrivò, come un fiume in piena, singhiozzi, e grida, e oggetti contro il muro, “io non sono matto” continuava a ripetere, “voglio solo quello che ho chiesto, solo quello che voglio da sempre”, poi implorò, con la poca voce che gli era rimasta, implorò davvero, chiese pietà a Dio o chi per lui, si ricordò di qualcuno che una volta gli aveva detto: “quando tutto va male, e non riesci più a uscirne…fregatene, alza le mani, dì : – ok, fate tutto quello che volete, mi volete levare la casa…i soldi, gli affetti, tutto quello che ho…fate pure…sono qui…vi aspetto…alzo le mani…dopo non avrò più nulla da perdere…-”.  Entrando in quel semplice stato di idee tutto il male si sarebbe fermato, spiazzato dal non avere più terreno fertile, il male si nutre delle nostre paure, se smettiamo di avere paura, se ci arrendiamo a volte, smettiamo di fare il suo gioco. Allora pensò: “Basta, lasciamo che tutto accada, non c’è più nulla che voglio e posso fare, qualcosa accade sempre, il mondo del resto sta continuando a girare…”

Tutto ad un tratto si alzò da terra, un raggio di sole dalla finestra: “Non ci cascare Francesco, fa sempre così…poi ricomincia a piovere.” si disse lui ad alta voce. Aspettò dieci minuti che le nuvole sparissero tutte, e, quando il cielo fu completamente azzurro, aprì la finestra del terrazzo, uscì fuori e sentì il calore. Non può piovere per sempre.

Karen Lojelo

//www.youtube.com/watch?v=9MQYHaTlWv8
Maxim “Znaew’ li ti”

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