Incanto e disincanto

Ci sono giorni in cui sei seduto su un punto di vista comodo, da cui ti sembra che stai lavorando, lavorando per la tua vita, soddisfatto dei mattoni che poggi giorno per giorno, uno sull’altro, in attesa di un risultato che sembra vicino e soddisfacente. Giorni in cui ti guardi intorno e hai troppo da fare per tirare le somme, butti un piede avanti all’altro pieno di energia e continui a camminare, pensando che in qualche posto, per forza, alla fine ci dovrai arrivare.

Ce ne sono altri in cui bisogna aspettare, non è il momento di agire, hai fatto quello che potevi, non è più il tempo della semina, devi aspettare quello del raccolto, anche volendo non hai proprio nulla da fare, manca un cenno, un segnale, una conferma, o semplicemente manca sapere che quei mattoni non cederanno, devi verificare se sono attaccati bene…

In questi ultimi il punto di vista si fa spigoloso, la seduta instabile e osservando il contorno noti solo che non ha forma, che tra le mani non stringi nulla, che ancora una volta ti sembrava di aver messo chissà quali radici, di aver piantato chissà quali semi miracolosi, ma ancora non nasce niente, hai solo le tue speranze, che nel momento in cui vacillano somigliano più ad effimere illusioni.

Sono momenti di buio in cui non si ha una buona visuale, o forse sono gli unici in cui davvero si riesce a vedere…

Quelli in cui arrivano le domande, le benedette domande a cui ancora non esistono risposte, e, devi reggerti forte se non vuoi rischiare di cadere, devi stringere i pugni e continuare a mantenere l’equilibrio anche se non sai perché, in quei momenti davvero non lo riconosci più il motivo, quello che ti spinge avanti, che non ti fa desistere, che non ti fa rinunciare.

Chiamalo istinto di sopravvivenza o forse puoi chiamarla speranza, quella che non si può soffocare anche se stacchi il respiratore. Quella che anche quando non ci credi più ti fa continuare a camminare fino alla prossima stazione dove forse un raggio di sole ti darà anche la forza di ricominciare ad avere fede. Ma non illuderti, non durerà, torneranno i dubbi, da sotto al tavolo ti busseranno sui piedi, là dove la luce non arriva, nell’ombra ritroverai le stesse domande a cui ti sembrava di aver trovato delle valide risposte e forse andrà avanti così per sempre, o forse no… ma l’unico modo che hai per scoprirlo è andare avanti ancora, alla fine è solo questo il motivo per cui nonostante tutto… continui a camminare.

Karen Lojelo

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