Le verità impossibili

La verità. Partendo dal presupposto che la verità non esiste, la mia verità almeno dovrei conoscerla.
Invece no. È sfuggente, mutevole, inafferrabile. Cambia con il vento, come il vento.
Forse tutto quello che ho creduto per anni non era vero, forse tutto quello che davo per scontato… non lo è mai stato. Nemmeno per un momento, un momento che fosse vero, definito, condiviso… dov’è? Dove posso andare a ripescarlo?

Errori, quanti ne ho fatti e quanti ne farei ancora, tornando indietro sono quasi certa che ricadrei dentro tutti gli stessi sbagli, perfino con il senno di ora.
Senno, buonsenso… sono davvero parole che fanno parte del mio vocabolario? Continuo a ripetermi quella frase: follia la mia che ho sempre creduto a tutto, a tutti, in ognuno e addirittura in me che cambio più veloce ancora del vento. Cambio le cose che dovrei lasciar stare e rimango ferma là dove invece non sarei mai dovuta nemmeno andare.

Oggi è così, tutto sembra etereo, come se non ci fosse mai stato. Illusioni, allucinazioni, realtà soggettive che nemmeno ho il diritto forse di definire mie.
Mi guardo e non so davvero più cosa voglio, qual è l’obbiettivo, se c’è davvero qualcosa a questo mondo che potrebbe rendermi felice per più di mezza giornata.

Vorrei chiudere gli occhi e dimenticare tutto. Nascere domani senza ricordi, senza ferite, senza illusioni, con mille speranze.
Avere la voglia di credere ancora a tutto e non farlo solo per abitudine mentre vorrei invece essere cinica e disincantata.

Vorrei uccidere tutti i fantasmi, tirare giù mostri sacri dai miei altari. Ridimensionare tutto ciò che ho sempre guardato dal basso come se io a confronto non valessi molto.
Quello che oggi ancora mi fa buttare un piede davanti all’altro è questo strano istinto di sopravvivenza, che vuole vivere, che si butta a capofitto nelle situazioni più assurde ben consapevole che di surrogati di vita si tratta. Questo istinto di vivere per non morire, che alimenta fuochi di paglia destinati a spegnersi prima del tempo, che mi fanno salire in cielo un giorno al massimo, per poi riprecipitarmi all’inferno.

Non credo più a domani, ma la cosa più brutta è che non credo più nemmeno a ieri, a quel che è stato forse solo nella mia testa. A tutto quello che credevo di aver avuto davvero, e invece ho solo creduto di sfiorare. Qualcosa che abbia avuto davvero valore c’è stato?

Respiro, a fatica ma respiro, prendo tutto quello che viene adesso, lo prendo, sorrido e ringrazio anche se penso sia tutto finto. Non nelle intenzioni, ma nella sostanza.
Quando rido non sono io, sono io che mi scordo, di quanto male faccia quando scade il tempo di quel momento.

Karen Lojelo

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3 Commenti

  1. “Non credo più a domani, ma la cosa brutta è che no credo più nemmeno a ieri”.
    L'esatta descrizione della disillusione che c'è oggi e che è comuni a molti – per certi aspetti me compreso.
    E' sempre un piacere leggere le tue parole e identificarmi in esse.

    • Grazie sempre… 🙂


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